L'entità geopolitica di diritto e la più grande organizzazione internazionale del vecchio continente, l'Unione Europea (UE), sta prendendo le misure necessarie per regolare e controllare l'esportazione di vaccini tra i suoi territori costituenti. Questo con l'obiettivo di ampliare la sua portata, poiché l'idea è quella di porre fine alla disparità nella disponibilità di dosi di covid-19 in modo che la fornitura necessaria possa essere coperta in tutti i partner dell'UE.
Meccanismi di trasporto e commercializzazione dei vaccini
Dopo la scoperta in Italia di 29 milioni di dosi del vaccino prodotto dalla società farmaceutica AstraZeneca e dall'Università di Oxford, il meccanismo di controllo delle esportazioni è stato messo sotto i riflettori. Questo non solo dovrebbe ampliare la portata, ma anche sostenere fortemente la proporzionalità.
In breve, le misure adottate avranno lo scopo di limitare l'accesso al farmaco nelle nazioni che già riportano tassi di vaccinazione più alti, al fine di bilanciare l'equilibrio con quelle che hanno tassi più bassi. Mentre le intenzioni sembrano buone, gli sforzi sono ostacolati da numerosi problemi burocratici e di licenza. Fonti vicine all'indagine hanno detto che è probabile che l'azienda, AstraZeneca, abbia dato false informazioni all'UE sulla sua capacità produttiva.
Vendita del vaccino nel Regno Unito
I milioni di dosi trovate nella sede italiana dell'azienda farmaceutica si crede siano stati destinati al Regno Unito, un'ipotesi che è stata negata dal suo primo ministro, Boris Johnson (va notato che questa nazione è fuori dai 27 paesi associati all'Unione). Allo stesso modo, l'origine delle spedizioni di vaccini scoperti rimane un mistero contraddittorio. L'UE ci ricorda che tutte le aziende che desiderano esportare le dosi devono dichiarare ed elaborare i permessi con la dogana.